Maschere della Tragedia e della Commedia

PIttoresca e raffinata scultura in terracotta dipinta a ingobbi, e modellata secondo le antiche tecniche coroplastiche romane.

Il bassorilievo si ispira ad un antico mosaico del secondo secolo d. C., conservato a Roma, presso i Musei Capitolini, il quale rappresenta le due maschere principali del teatro greco: la maschera della tragedia, impersonata da una donna giovane e triste, e quella della commedia, rappresentata da un uomo barbuto e ridanciano. 

Assistere ad uno spettacolo teatrale, per i Siciliani del V—III secolo a.C., non era solo un’occasione di piacere, ma un’esperienza religiosa. La partecipazione agli eventi rappresentati era infatti così intensa da far presupporre, allo spettatore, la presenza di un dio. Quel dio era Dioniso, dio dell’estasi amorosa e simposiale, e garante inoltre di una vita oltre la morte. Seguire un ciclo di drammi in suo onore e accoglierlo nel proprio petto attraverso le vicende e i personaggi valeva, agli occhi del dio, più di molti sacrifici. Così, le maschere del teatro greco in terracotta colorata, modellate a Lipari tra V e III secolo e riprodotte fedelmente da Ithaca, erano un simbolo religioso, e allo stesso tempo, un dono gradito al dio.

Grazie alla cottura in forno ceramico alla temperatura di circa 1000° C, la scultura può esser collocata anche in ambienti esterni e  mantenere inalterati i suoi colori e suoi tratti nonostante neve, sole e gelo.